Maurizio Bernardelli Curuz: "Caravaggio punta al massimo risultato. Non deve seguire un protocollo accademico. Non deve documentare nulla, del processo creativo. Vuole raggiungere un risultato che crei ammirazione sconcerto. Quindi utilizza tutto ciò che possa consentirgli di raggiungere il risultato migliore. Disegni, lacerti di tele, sagome, cartoni, mascherine, ombre, sigilli impressi sull'imprimitura, piccoli calchi, dita, vernici, pennelli grandi e pennelli da miniatore. Oggi ragioniamo per protocolli sempre più assillanti. Per schemi. E sembra spiacerci che Caravaggio abbia disegnato, usato stencil e ombre. Vorremmo che avesse fatto immagini gigantesche in pochi secondi, utilizzando il solo pennello. Perchè lo mitizziamo. Le ombre le utilizzavano gli antichi. Plinio il Vecchio dice..."
Leggi tutto Le ombre di Caravaggio. Ecco come il pittore otteneva la massima veritàIn particolare risulta degna di considerazione l’individuazione, alla base degli strati di pittura, di un apprestamento sommario del ritratto basato sull’incisione del supporto. Una sorta di mappa della fisionomia con la quale l’artista aveva ripreso, nei suoi elementi lineari fondamentali, la verità della donna che aveva di fronte
Leggi tutto Come fu dipinta la Gioconda. Perchè quel sorriso? Leonardo voleva dipingerla mentre rideva, ma gli fu impossibileRisalgono ai tempi di Vitruvio e di Plinio le prime operazioni di distacco, secondo una tecnica che prevedeva la rimozione delle opere insieme a tutto l’intonaco e il muro che le ospitava. Il cosiddetto “massello”, che favorì il trasporto a Roma di dipinti provenienti dalle terre conquistate altrimenti inamovibili, dopo secoli di oblio trovò nuova fortuna a partire dal Rinascimento - nel nord come nel centro della Penisola - favorendo la conservazione ai posteri di porzioni di affreschi che altrimenti sarebbero andati perduti per sempre.
Leggi tutto Strappo d'affresco. La storia degli strappi, la tecnica, il video per capire come si faNegli scritti artistici di Leonardo da Vinci confluiti poi nel cosiddetto Trattato sulla pittura, un paragrafo si occupa della cosiddetta lucidatura dei paesaggi, che altro non è che il rilievo minuzioso di una veduta paesistica, fissata temporaneamente su un vetro e successivamente passata al foglio attraverso un disegno. Leonardo e ogni pittore non temevano l'utilizzo di elementi tecnici estranei alla pittura per giungere alla massima finalità del pittore stesso che, soprattutto grazie ai fiamminghi e all'arte italiana del Cinquecento, puntavano alla incisività dato dato reale. Per lucidare un vetro fissando su di esso l'immagine di un paesaggio si potevano, come consiglia a Leonardo, utilizzare il lapis o il pennello, tenendo il vetro a una certa distanza corrispondente ai tre quarti della lunghezza del braccio del pittore
Leggi tutto Il trucco di Leonardo per disegnare paesaggi perfetti. Ecco come facevaAl di là dell'utilizzo dei prodotti in commercio, vernici finali che spezzano l'unità del film pittorico, che devono essere poi cosparse di colore scuro che mascheri il cretto troppo profondo, i falsari utilizzano metodi più sofisticati, utilizzando pigmenti e olio di lino anzichè i colori dei tubetti. Aggiungono minori quantità di olio di lino e aumentano i solventi che, una volta evaporati, creeranno le crepe. I quadri vengono passati al forno e messi in freezer più volte di seguito affinchè siano create in poche settimane, in modo concentrato le escursioni termiche che avvengono normalmente in molto tempo.
Leggi tutto Cosa sono cretto e craquelure nei quadri. Come prevenirli, come li realizzano nei falsiLievi, effimeri, delicati, cangianti, estremamente sensibili ai colpi di vento. E soprattutto, rossi. Abbiamo visto, in alcuni articoli precedenti, quanto Monet cercasse valori ottici cangianti, da fermare sulla tela. E così fu con i papaveri, con una motivazione addizionale. La pittura di paesaggio, con vedute naturali, risente normalmente della mancanza del rosso, che esiste, a livello di stesura pittorica sottostante nella forma composita di arancione o marrone. Ma le vedute naturali non si presentano mai vivide e uno dei motivi è proprio la mancanza del rosso intenso, dato quasi a corpo. Sappiamo che, per ovviare a questa carenza ottica. Turner, durante il vernissage di una mostra, aggiunse una boa rossa a una marina con navi, proprio per accendere il dipinto. E che in tanta pittura di paesaggio con figure, dell'Ottocento, gli artisti inserivano piccoli personaggi - macchiette - tra i quali, spesso, ce n'era uno con il cappello rosso. Questo proprio con il fine di contrastare il verde. Ora possiamo osservare, da qui con la "lente magica" le Champ de coquelicots, 1881 58 × 79 cm Musée Boijmans Van Beuningen (Rotterdam)
Leggi tutto Fai clic ed entra nel campo di papaveri di Monet fino a vedere il più piccolo filo d'erba. Perché il rosso?Leonardo lavorò al dipinto murale di Santa Maria delle Grazie come un fiammingo che dovesse affrontare una tavola di piccole dimensioni - il suo sforzo immane diventò punto di riferimento per gli artisti che, per la prima volta, furono al cospetto di un'opera che narrava un istante drammatico, letto sul volto e negli atteggiamenti dei protagonisti
Leggi tutto Ultima Cena – Leonardo usò tecnica da miniaturista, storia, analisi, significato del CenacoloTakesada Matsutani (1937, Osaka, Giappone) è un artista giapponese contemporaneo mixed-media. È stato membro del gruppo Gutai dal 1963 alla dissoluzione del gruppo nel 1972. Tra le sue tecniche più note, quella di soffiare in un accumulo di colla vinilica, creando rigonfiamenti, bolle e gocce, poi coperti da tratti pazienti di matita da disegno. Le opere di Matsutani sono rappresentate in un gran numero di prestigiosi musei d'arte e collezioni in tutto il mondo.
Leggi tutto Takesada Matsutani, come si dipinge un quadro con colore nero, usando un'asse da costruzione. Il videoPartire dalla suggestione di un muro scrostato o di un alone di umidità, creare fondali caotici dai quali estrarre figure e composizioni dinamiche e incisive. Da Leonardo al Novecento un viaggio nella materia che contiene immagini
Leggi tutto Fai una macchia su un foglio o sulla tela. Ti suggerirà ciò che devi dipingere. Il metodo di Leonardo e gli altriGli studi dei pittori cinquecenteschi non erano come gli atelier che noi immaginiamo, quelli dei pittori del romanticismo, dell'impressionismo o delle avanguardie, nei quali il ruolo dell'artista veniva svolto, in buona parte, in titanica solitudine. Per affrontare lavorazioni complesse e per produrre un elevato numero di pezzi, il pittore si dotava di diversi lavoranti, alcuni mantenuti, a livello di cibo e alloggio, altri minimamente salariati. Inoltre disponeva di lavoratori che si occupavano dei supporti e dei lavori di falegnameria. E di allievi che potevano essere garzoni di bottega o studenti paganti - com'era Caravaggio, nella bottega di Peterzano -. Alcuni garzoni diventavano poi collaboratori del maestro, nell'ambito pittorico. Preparavano i fondali oppure impostavano i dipinti, sino quasi a finirli. Il maestro controllava e dava il proprio assenso. Poteva intervenire, anche rapidamente, per migliorare l'opera. Il lavoro, nella bottega antica, era più simile a quello di una factory warholiana in cui si lavorava in gruppo, ma tutto quanto uscisse dalla bottega recava il marchio del maestro che a un antro di un artista misantropo
Leggi tutto Come funzionava la bottega di un pittore antico? Diverse figure, diverse funzioni. L'analisi dei ruoli