Perché una celebratissima compositrice, soprano e suonatrice si fece ritrarre in questo modo, mostrando un seno nudo e una viola da gamba? La mentalità barocca – sottesa a questo dipinto del grande Bernardo Strozzi – non presuppone mai – come avviene nel nostro mondo culturale post-positivista – una risposta unica. Normalmente le risposte sono plurime e stratificate. Tutte pertinenti e collegate. Cercheremo di fornirle, dopo aver sintetizzato la biografia della talentuosissima e procace, giovane signora.
Lei è Barbara Strozzi (Venezia, 1619 – Padova, 1677). Non era parente stretta dell’ottimo pittore – Bernardo Strozzi detto il Cappuccino o il Prete genovese (Campo Ligure, 1581 – Venezia, 1644) – il religioso sensualissimo per il quale posò. Molti dicono che non esistesse parentela alcuna, anche se – probabilmente – i due potevano appartenere a quello che è un clan familiare allargato. Barbara era la figlia adottiva (ma forse era una sua figlia illegittima) del giudice, poeta e librettista Giulio Strozzi e d’Isabella Garzoni.
Papà scriveva i libretti e lei li musicava e li cantava, accompagnandosi, da virtuosa, con molti istrumenti. Morto il papà, compose per se stessa, per cantare come soprano.
Ebbe molto successo. Barbara, con Francesca Caccini, fu una delle donne compositrici più acclamate del Seicento. La sua vita personale fu contrassegnata da un legame proibito con un amico del padre, dal quale ebbe diversi figli, nonostante lui fosse sposato.
Fu, come dicevamo, il noto pittore genovese Bernardo Strozzi, che lavorava a Venezia dai primi anni Trenta, a dipingere il conturbante ritratto della giovane musicista, con il seno scoperto e una viola da gamba – oggi generalmente individuata in Barbara Strozzi (Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister; Rosand – Rosand, 1981), Nel 1639 ne venne fatta una copia. È ignoto il committente dell’opera, ma Bernardo Strozzi ritrasse anche altri membri del mondo frequentato da Barbara: Giulio Strozzi – papà della ragazza – il compositore Claudio Monteverdi e Martino Widmann, fratello minore dell’amante di Barbara stessa.
Bernardo Strozzi ritrasse la musicista a seno nudo, giocando sull’ambiguità semantica, tipica del pensiero di quell’epoca. A Barbara, donna reale, fu chiesto certamente di posare come l’Allegoria della musica, ma al tempo stesso di essere se stessa. La cornice allegorica doveva apparire come una velatura di un’esibizione ardita.
Perchè sosteniamo che questo potrebbe essere definito come Ritratto di Barbara Strozzi come allegoria della Musica? Esistono altre opere nelle quali la Musica stessa viene rappresentata come una Dea con i seni nudi o come una cortigiana, impegnata ad intrattenere musicalmente il proprio pubblico in un ambiente di seduzione totale, come avviene – tra gli altri – nel bel dipinto di Simone Peterzano, il maestro del Caravaggio – che vediamo qui sotto. Seno nudo, ma una sostanziale differenza. Peterzano dipinge una donna idealizzata. Strozzi una donna assolutamente reale, come è evidente nel raffronto tra i due dipinti.
Ricordiamo inoltre che una delle proposte allegorie per la raffigurazione della Musica stessa, registrate e messe a punto dal celeberrimo Cesare Ripa, nel volume Iconologia, prevedeva che la ferace giovine signora posasse proprio con una viola da gamba. Strozzi, pertanto, si attenne alle indicazioni delle allegorie classiche che prevedevano anche la possibilità di mostrare il seno della protagonista.
Del resto, nell’antichità classica, la differenza che correva – nelle rappresentazioni delle dee o delle donne normali era che le prime stavano a seno nudo, mentre le secondo coprivano il petto con una fascia che fungeva da reggiseno.
La presenza del seno nudo nella rappresentazione simbolica di quest’arte era collegata anche all’idea della seduzione che la musica profana esercitava sugli spettatori, agli abiti pettoralmente succinti delle cantanti, all’evidenza del petto, durante il canto. Possiamo anche notare che il seno scoperto è quello sinistro, dal lato del cuore, e ritenere che alludesse anche al canto di liriche d’amore o sentimentali. Petto nudo che appare non solo nella rappresentazione delle dee, ma in numerose allegoria e che ha la funzione – generale – di rappresentare la generosità, la carità, l’abbondanza, la sostanza esuberante.
Il gioco ambiguo della pittura giungeva spesso a utilizzare soggetti reali che posassero nelle vesti di personaggi mitologici o di allegorie. La realtà di Barbara è evidente. Nulla pare idealizzato, nel suo volto e nel suo corpo conturbante, se non la cornice della situazione in cui è collocato il bel corpo della grande virtuosa.
Ora dobbiamo chiederci: creava scandalo, una rappresentazione del genere? I palazzi e i circoli contenevano tante allegorie, tante figure a seno nudo. Era difficile che si potesse contestare al pittore un intervento del genere, seppur realistico. Ne guadagnava l’effigiata. Accresceva il brivido generale di vedere una bella protagonista del tempo senza veli. Meccanismo voeuristico che caratterizza anche la nostra epoca.