Quando venne abbandonato, come di consueto, l'intero spazio produttivo fungeva da discarica. Tra gli elementi mobili rinvenuti vi sono numerosi frammenti di rivestimenti dipinti, macerie di calcare, ceramiche, gusci di ostriche e vongole. Tali elementi provengono molto probabilmente dall'edificio residenziale la cui ubicazione resta da precisare; è preferibile la sua ubicazione fuori dalla corsia di precedenza. Al momento non è possibile sapere se l'edificio residenziale costituisse un insieme strutturale coerente.
La lastra d'arenaria, incisa e scolpita, presenta un insieme "geroglifico" di natura araldica pubblica, disposto con un evidente funzione semantica e non semplicemente rappresentativa
Posizionato lungo un'antica strada, a 400 metri a nord dell'insediamento antico, questo complesso ha rivelato un totale di 1091 strutture, tra cui 554 tombe, 212 cremazioni, 30 recinti funerari e 195 strutture funerarie di natura indefinita. Gli approfondimenti successivi agli scavi forniscono oggi numerosi risultati riguardo all'evoluzione delle pratiche funerarie antiche. La lunga occupazione dell'area con fini cimiteriali consente di vedere, infatti, uniti, nello stesso luogo i diversi passaggi culturali che ebbero importanti riflessi sulle modalità di accompagnamento dei defunti nell'Aldilà
Gli archeologi sono stati sorpresi quando gli scavi hanno rivelato i resti scheletrici di almeno 33 individui sul fondale dell'ex lago. I corpi erano coperti di depositi votivi
"Gli archi di trionfo - dicono gli archeologi - furono creati nell'era della Roma repubblicana, come edifici commemorativi eretti per celebrare le vittorie di grandi leader militari. Durante la cerimonia del trionfo, il sovrano-comandante militare li attraversò su un carro a due, seguito da carri carichi di bottino di guerra e colonne di prigionieri. La grande cerimonia si svolse alla presenza delle legioni vittoriose e delle masse della popolazione cittadina di tutte le classi".
Tra gli oggetti portati alla luce, perline colorate di vetro e pietra, probabilmente derivanti da scambi commerciali con regioni distanti, una spilla di bronzo e antichi vasi di ceramica
L'urna cineraria, emersa durante gli scavi di Ostia, è stata oggetto di un intervento congiunto da parte del Servizio di Antropologia, guidato da Paola Francesca Rossi, e del Servizio Restauro, sotto la guida di Tiziana Sòrgoni. L'obiettivo principale dell'intervento era quello di aprire l'urna e investigare il suo contenuto
L'analisi degli archeologi ha rivelato anche la presenza di un altare di pietra nel sito, accanto a braccialetti, perline e resti di offerte alimentari, come ossa di pollo e gusci d'uovo. Questi elementi potrebbero indicare pratiche rituali legate a tradizioni cristiane o pagane, o addirittura una combinazione di entrambe
Durante la verifica condotta sul terreno, non sono state trovate ossa o pezzi di ceramica. Tutto indica il fatto che qualcuno si è disfatto di queste armi, probabilmente dopo averle messe in un sacco e poi li ha gettate in quella che era una zona paludosa
Gli storici evidenziano una fase di occupazione abitativa del castello nel Seicento, periodo al quale risale l'anello appena scoperto. L'oggetto prezioso è stato segnalato al servizio nazionale, come prevede la corretta procedura indicata dalla legge