La pittura del Cinquecento si misurò con i volti delle persone defunte. Ma per suggerirne la nuova, eterna
condizione, distinguendo l’effigie dello scomparso dall’immagine di una persona ritratta in vita, utilizzava un linguaggio simbolico che faceva uso di alberi spezzati, di figure spettrali e di tempeste.Ecco alcuni esempi
Una nostra rilettura del dipinto porta a nuove conclusioni sul significato dell’opera. Essa riprende il tormento di Elena che vorrebbe far arretrare il tempo ed evitare l’amore per Paride che ha causato la guerra di Troia. Ma l’inesorabile Crono glielo impedisce
A differenza delle modelle professioniste, che venivano dal mondo di mezzo in cui si fondeva opportunismo, prostituzione o ricerca di un ricco da cui farsi mantenere, Aline aveva il candore evidente di chi cresce all'interno di un contesto di forte moralità. E ciò sembrava contrastare con le sue forme eccessive e con una carica erotica non conscia, ma ancora coperta dal candore di ragazzina. Renoir fu travolto da eros e sentimento e con lei scoprì la dimensione della pittura di nudo. In ogni opera in cui Aline appare senza veli si avverte, da parte del pittore, l'ammirazione assoluta e l'amore per quella donna, che restava pura come una adolescente pur essendo, eccessivamente donna. Non può sfuggirci, osservando i dipinti con quale affetto assoluto l'artista accarezzi le sue forme, le conduca all'interno di se stesso, trasformando l'oggetto del proprio amore in un'autentica dea
Il poeta la incontra nel 1842. Una storia d’amore tempestosa e infinita che, tra alti e bassi, segna i successivi vent'anni della vita e le poesie del poema maledetto. Lei c'è in ogni luogo, in ogni pensiero, in ogni figura femminile. Lei appare anche in alcuni ritratti, disegnati a penna dal poeta. il legame tormentato e irrinunciabile proseguirà almeno fino al 1861. Poi silenzio. Si dice che lei sia morta di sifilide nel 1842, poco più che quarantenne. Ma la notizia sarà smentita dal suo vecchio amante, Nadar, che dirà di averla vista claudicante, sulle stampelle, nel 1870.
Tranquillo Cremona con Il falconiere - 1863, 77x90 - olio su tela, realizza un dipinto in cui il simbolo, l'aneddoto e l'osservazione psicologica offrono una deliziosa ripresa dello stereotipo "Uomo cacciatore, donna preda". Un'immagine che oggi ci appare sempre più come una convenzione arcaica tra i due sessi. Eppure nell'ardente e divertito quadro dei due amanti che si abbracciano all'ombra di un rapace c'è ben di più. La meraviglia dello sguardo sognante di lei, che dischiude orizzonti infiniti, accanto all'apparente cinismo del falconiere. Il falco è certo un rapace, ma veicola, a livello simbolico, anche l'idea dell'organo sessuale maschile
Se nelle rime la passione assume aspetti trasfigurati, nel linguaggio visivo il lessico del Buonarroti si fa molto più “sensoriale”. Ad uscirne confermata è una profonda bisessualità. Graziella Magherini ha indagato i rapporti del genio di Caprese con Tommaso de’ Cavalieri e Vittoria Colonna. Vittoria fu - rispetto a Tommaso - un gigante, di spiccata personalità, e grande consolatrice di Michelangelo in periodi per lui difficilissimi, di acuto pessimismo. Prendiamo ancora i disegni. Se confrontiamo quelli che l’artista donò a Tommaso con quelli regalati a Vittoria (il “Crocifisso” e la “Pietà”), scopriamo che in questi ultimi traspare il dolore della mancata risposta ad un sostegno desiderato e necessario, traspare una richiesta di soccorso accorata e struggente
Una bacio tenero e sensuale. Sentimentale, intenso. Tra i grandi baci della storia dell'immagine va sicuramente annoverato lo scambio di effusioni dipinte, in cui, probabilmente, il pittore rappresenta sé e la giovane moglie. Charles Émile Auguste Durand, detto Carolus-Duran (Lilla, 4 luglio 1837 – Parigi, 17 febbraio 1917) aveva 31 anni quando dipinse quest'opera (1868), conservata oggi al museo di Belle arti di Lilla, in Francia. L'anno successivo con un ritratto a figura intera della moglie, ottenne un tale successo a Parigi, dove iniziò una carriera particolarmente ricca di successi. Il suo pensiero era che in pittura i massimi effetti debbano essere ottenuti con il minimo sforzo. Un concetto vicino a quello di Raffaello, che non ha mai mostrato segni di fatica nella realizzazione delle opere
Erano una coppia splendida. Lei giovane radiosa, sorridente, creativa; lui magro, con i capelli ormai bianchi, ma un vigore tutto giovanile. L'immagine di Max Ernst ha probabilmente schiacciato, in anni di maschilismo, quella della moglie, Dorothea Tanning (Galesburg, 25 agosto 1910 – New York, 31 gennaio 2012). Pittrice, poetessa e scrittrice statunitense, ha disegnato anche dei costumi per balletti e per il teatro e si è inoltre dedicata alla scultura. La qualità delle sue opere surrealiste è altissima, al punto che le sue quotazioni - come potremo vedere in fondo alla pagina - sono salite, superando il milione di dollari per un dipinto. Straordinaria pittrice, sotto il profilo della tecnica, Dorothea svolse un ottimo, inappuntabile lavoro sulla psiche femminile, e sulle sue ossessioni nascoste
La rappresentazione di Diana è molto spesso servita, a livello simbolico, a raffigurare la purezza sessuale delle monache, come accade nella stanza della Badessa, a Parma. La luna, insomma, come canterà Maria Callas, e' una casta diva, una casta dea che non potrà mai conoscere l'abbandono erotico Numerose sono le versioni del mito greco. Ma ciò che a noi interessa è il significato allegorico di questi dipinti, chiamati a rappresentare amori impossibili, alimentati nonostante la distanza. Secondo una delle versioni più note - e semplici - del mito di Endimione, fu la sua bellezza ad attrarre Selene, la dea della luna, che si innamorò di lui. Per poterlo vedere per sempre gli diede il sonno e la giovinezza eterni
Il lancio del bouquet, dietro di sè, si collega ad antiche tradizioni, delle quali si è perso il senso, ma che si collegano, in continuità ai rituali di fecondità nuziale, originati dall'episodio di Deucalione e Pirra. Raffaello, nel 1506, dipinse su committenza i ritratti dei coniugi Agnolo Doni e Maddalena Strozzi. Due oli su tavola che raffigurano i due nobili sposi a mezzo busto, di tre quarti, con lo sguardo rivolto verso l'osservatore, mentre la calma e le tonalità fredde del paesaggio sullo sfondo delineano un paesaggio collinare in una giornata di cielo sereno