Il mistero del tesoro della palude. Scoperte più di 400 monete d’oro e d’argento di 2000 anni fa. Gli archeologi diventano detective. Ecco cosa dovette succedere in quei giorni…

Chi nascose le monete in quel punto dovette scegliere il luogo meno in vista. Era probabilmente un legionario romano. Mentre i civili nascondevano i propri tesoretti presso i muri di casa o al confine del cortile, i soldati e i ladri scavavano in aperta campagna o infilavano il tesoro in acqua o in punti poco visibili. In quei tempi quell’area, che si estendeva attorno a un corso d’acqua. Era acquitrinosa. Forse c’era una pozza in cui l’uomo calò il proprio sacco… E dopo? Dopo, è chiaro, che gli successe qualcosa. Non fece più ritorno.

Il tesoro di monete romane britanniche è stato trovato in un campo, nei pressi del corso d’acqua. L’area di Bunnik è stata fotograficamente documentata da Ben Bender

Il recente ritrovamento di un tesoro numismatico straordinario nei Paesi Bassi è oggetto di approfonditi studi. Si tratta di un particolare deposito di 404 monete romane e britanniche in oro e argento, scoperto nel villaggio di Bunnik, nella provincia di Utrecht. Questa scoperta rappresenta il più grande ritrovamento di monete di epoca romana mai effettuato nella provincia di Utrecht, e il primo consistente mix di monete romane e britanniche rinvenuto nel continente europeo. Ma non è solo importante per il valore numismatico, quanto perché l’insieme di queste monete blocca un momento della storia: quando i Romani giunsero al nord Europa, attraversarono la Manica per conquistare la Britannia e poi, in parte, tornarono sul continente, forse per darsi il cambio. Il tesoro fu, molto probabilmente, accumulato durante una razzia di guerra e riportato di qui.

La scoperta e le indagini archeologiche

Il tesoro è stato scoperto da due appassionati di rilevamenti con metal detector, Reinier Koelink e Gert-Jan Messelaar. I due scopritori hanno immediatamente avvertito del ritrovamento il Punto di Segnalazione Archeologica del Landschap Heritage Utrecht e all’Agenzia per il Patrimonio Culturale dei Paesi Bassi, che ha successivamente condotto uno scavo approfondito e un’analisi dettagliata del sito. E i risultati dello studio vengono divulgati proprio in queste ore.

Le indagini hanno rivelato che l’area, situata lungo un piccolo corso d’acqua, era una zona umida durante il I secolo d.C., inadatta sia per l’agricoltura che per la costruzione di edifici. Successivamente la zona venne bonificata. E i campi recuperati all’agricoltura.

Nonostante l’attività agricola successiva abbia leggermente disperso le monete, la distribuzione spaziale del ritrovamento indica il fatto che si trattò di un’unica deposizione. Le monete furono cioè nascoste insieme, nello stesso punto, probabilmente chiuse in un sacco, che poi si è decomposto. Il terreno venne bonificato e livellato. Un aratro ha poi colpito, in tempi non molto distante da noi, il deposito, trascinando in giro qualche manciata di monete. Gli archeologi hanno inoltre analizzato il contesto geomorfologico del sito, concludendo che il luogo fosse probabilmente un punto isolato utilizzato temporaneamente per scopi logistici, come il deposito di beni preziosi.

La composizione del tesoro

Il tesoro comprende 288 denari d’argento romani coniati tra il 200 a.C. e il 47 d.C., inclusi esemplari risalenti al regno di Giuba I di Numidia. Tra le monete d’oro figurano 72 aurei romani databili dal 19 a.C. al 47 d.C., e 44 stateri britannici coniati tra il 5 e il 43 d.C. Questi ultimi presentano una lega composta da oro, argento e rame, che conferisce loro una tonalità rosata. Le monete britanniche recano l’iscrizione “CVNO”, abbreviazione del nome di Cunobelino, re della tribù dei Catuvellauni, che governò tra il 5 e il 40 d.C. Quattro di queste statere furono coniate postume dai suoi successori, Togodumno e/o Carataco.

Oltre alla loro straordinaria composizione, le monete presentano dettagli iconografici e stilistici che hanno fornito agli studiosi nuove informazioni sulle tecniche di coniazione britanniche dell’epoca e sui simboli del potere politico catuvellaunico. Alcune monete mostrano effigi e simboli religiosi, forse legati a rituali locali.

Origine e significato del ritrovamento

Le monete britanniche potrebbero essere state distribuite come bottino di guerra dopo la conquista romana della Britannia nel 43 d.C. Le due monete più recenti, aurei coniati nel 47 d.C. durante il regno dell’imperatore Claudio, sono in condizioni perfette, senza segni di usura, suggerendo che fossero parte di una singola emissione utilizzata per il pagamento militare.

L’accumulo di monete indica probabilmente la paga di un ufficiale di alto rango, come un centurione, piuttosto che di un semplice soldato. Il valore complessivo delle monete è stimato in 2.401 denari d’argento, una cifra significativa considerando che la paga annuale di un soldato ammontava a 938 denari, mentre quella di un centurione raggiungeva i 3.375. La presenza di un così grande quantitativo di monete d’oro e d’argento suggerisce che il tesoro potesse rappresentare non solo il compenso militare, ma anche un dono straordinario o un donativo distribuito in occasione di una campagna di grande rilevanza.

La conquista della Britannia: l’impresa romana ai confini del mondo

La conquista romana della Britannia rappresentò una delle più ardite imprese militari dell’Impero, condotta per estendere il dominio romano su una terra remota e indomita. L’invasione ufficiale ebbe inizio nel 43 d.C. sotto l’imperatore Claudio, che decise di completare l’opera già tentata, senza successo, da Giulio Cesare quasi un secolo prima.

Guidate dal generale Aulo Plauzio, le legioni romane attraversarono il Canale della Manica e sbarcarono nei pressi di Rutupiae (moderna Richborough). Le tribù celtiche britanniche, sebbene agguerrite, non riuscirono a opporsi a lungo alla disciplina militare delle legioni. Dopo una serie di battaglie decisive, tra cui quella presso il fiume Medway, le forze romane avanzarono verso la futura Londinium (Londra).

La conquista della Britannia, tuttavia, non si concluse con un’unica campagna. Ribellioni feroci scoppiarono periodicamente, come la celebre rivolta guidata dalla regina Boudicca nel 60-61 d.C. La pacificazione dell’isola richiese decenni e fu completata solo parzialmente: le terre settentrionali rimasero sempre turbolente, tanto che l’imperatore Adriano, nel 122 d.C., ordinò la costruzione del famoso Vallo per proteggere il limes imperiale.

La dominazione romana, durata quasi quattro secoli, lasciò un segno indelebile sulla cultura e sull’architettura locale, trasformando il volto della Britannia in un crocevia di influenze mediterranee e celtiche.

Ipotesi sul contesto storico

Bunnik si trova lungo il Limes Germanico Inferiore, il confine settentrionale dell’Impero Romano, ma non vicino a grandi forti come Fort Traiectum (Utrecht) o Ulpia Noviomagus (Nimega). Tuttavia, vi era un castellum, una torre di avvistamento, che sotto il regno di Claudio venne assorbita nella linea difensiva del Limes.

È plausibile che le truppe romane che parteciparono alla conquista della Britannia tra il 43 e il 47 d.C. siano transitate da questo luogo al loro ritorno sul continente. L’ufficiale proprietario del tesoro potrebbe aver seppellito le monete lungo il percorso per motivi di sicurezza, forse a causa di un’imprevista necessità. Tale pratica non era insolita tra gli ufficiali romani, che spesso cercavano di proteggere i propri averi da eventuali furti o situazioni impreviste.

Un’ulteriore ipotesi avanzata dagli studiosi è che il tesoro possa essere stato destinato al finanziamento di operazioni militari o amministrative lungo il Limes. Il ritrovamento rappresenta dunque non solo un importante indizio sulle rotte di ritorno delle legioni romane dalla Britannia, ma anche una finestra sulle dinamiche economiche e strategiche dell’epoca.

Chi era Cunobelino. La cultura celtica

Cunobelino (Cunobelinus), il re che ha battuto numerose monete “rosa” trovate nel tesoro, è considerato uno dei sovrani più influenti della Britannia preromana. Vissuto tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C., regnò come re dei Catuvellauni, una potente tribù celtica situata nell’attuale Inghilterra meridionale. Conosciuto come il “Re di Britannia” persino dalle fonti romane, tra cui Svetonio, fu probabilmente il re più potente del periodo prima della conquista romana avvenuta sotto l’imperatore Claudio nel 43 d.C.

Monete di Cunobelino, trovate all’interno del tesoro. @ Dutch National Museum of Antiquities

Sotto il suo regno, la capitale dei Catuvellauni si spostò da Verlamion (odierna St Albans) a Camulodunum (Colchester), un’importante città fortificata e centro economico. Cunobelino intrattenne rapporti commerciali con l’Impero Romano, come dimostrano le numerose monete emesse durante il suo dominio, molte delle quali riportano il suo nome insieme a simboli celtici e latini. Queste monete testimoniano l’influenza culturale romana già presente nell’isola.

L’ingrandimento di due monete di Cunobelino, appartenenti al tesoro. Da un lato c’è un cavallo in corsa con il nome CUNO, cioè Cunobelino, il re. Sul verso della monete è battuta una spiga di grano – simbolo di abbondanza – con le lettere CAM abbreviazione di Camulodunum, capitale del regno di Cunobellino. Di fatto queste monete ricordano che, grazie al coraggio e alla forza del Re, i “Galli britannici”, che riconoscono la città di Camulodunum come capitale, raggiungono una grande prosperità @ Dutch National Museum of Antiquities

Prima della conquista romana, la Britannia era abitata da diverse popolazioni celtiche, discendenti probabilmente da gruppi migratori provenienti dal continente europeo – soprattutto dall’area francese e belga – durante l’età del ferro. Questi popoli erano organizzati in tribù, tra cui Catuvellauni, Trinovanti, Iceni, Briganti e Atrebati. Le loro culture erano simili a quelle delle regioni galliche, con una forte enfasi sulla guerra, la produzione agricola, il commercio e l’artigianato in metalli. Sotto il profilo culturale, i celti di Britannia avevano una radice comune con i Galli francesi, con quelli belgi e con le tribù dell’Italia settentrionale – a Brescia, Bergamo, Verona, Milano ecc – e delle Marche.

Nonostante le divisioni tribali, queste popolazioni celtiche di Britannia avevano creato reti commerciali fiorenti sia all’interno dell’isola sia con il continente europeo, scambiando metalli preziosi, grano e bestiame. L’arrivo dei Romani trovò quindi una società complessa, già parzialmente influenzata dalle pratiche romane ma ancora profondamente radicata nelle tradizioni celtiche.

Conservazione e accessibilità

Le monete sono state assegnate al Museo Nazionale di Antichità di Leida, dove sono ora disponibili per la ricerca e l’esposizione al pubblico nella galleria dedicata ai Paesi Bassi in epoca romana. Gli studiosi stanno attualmente conducendo ulteriori analisi metallurgiche per determinare l’origine precisa dei metalli utilizzati nelle monete britanniche e romane, con l’obiettivo di ricostruire le reti commerciali e produttive dell’epoca.

La presentazione del tesoro ha attirato l’attenzione di storici, numismatici e appassionati di archeologia, rendendo il museo un punto di riferimento per chi desidera approfondire la storia dei contatti tra l’Impero Romano e le terre conquistate.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa