Meraviglioso! Lei e lui fanno una passeggiata in un campo. Trovano monete d’oro romane tra le zolle. Ne emergono 141, perfette. Cosa c’era in quel punto? Un palazzo? E quanto guadagnerà la coppia? Qui le risposte

Una coppia che ama le passeggiate e l’osservazione dei campi arati – dai quali emerge spesso qualche piccola curiosità – si è imbattuta, mentre cercava piccoli pezzi di ceramiche colorate sulla superficie del terreno scuro, dopo l’aratura, in qualcosa di estremamente luminoso.

Lei e lui hanno creduto ai propri occhi, quando, avvicinandosi hanno visto una moneta romana, intatta. Se ti capita una cosa del genere, la prima cosa che pensi – per non illuderti – è che sia una copia numismatiche di qualche vecchia raccolta didattica. Invece, queste sono autentiche e bellissime. I due riceveranno una grossa cifra dallo Stato perché il recupero ha riguardato complessivamente 141 pezzi. Non solo. Grazie alla coppia, gli archeologi hanno trovato le fondamenta del palazzo in cui le monete erano nascoste. Un imponente edificio fortificato del Tardo Impero Romano, identificato dagli archeologi come un burgus.

Un burgus romano nell’illustrazione di Richard Mayer Burgus Ahegg, Wikimedia Commons CC BY-SA 3.0

Il deposito di 141 monete d’oro romane risalenti alla fine del IV secolo è stato dissotterrato nei pressi di Holzthum, nel Lussemburgo settentrionale. Le monete, conosciute come solidi, furono coniate durante i regni di nove imperatori che regnarono tra il 364 e il 408 d.C., rappresentando un periodo di grande instabilità e transizione per l’Impero Romano.

Il burgus (plurale burgi), o turris, presso i cui resti è stato trovato il tesoro, era una tipologia di fortificazione caratteristica della tarda età imperiale, che combinava funzioni di difesa e controllo del territorio. Queste strutture erano solitamente costituite da una torre o da un piccolo fortino, spesso circondate da un fossato o da un vallum. Il termine latino burgus è ritenuto derivare dal greco purgo (πύργος), che significa “torre” o “fortezza”, sottolineando l’aspetto di protezione di tali edifici.

La parola appare per la prima volta in autori tardoantichi come Flavio Vegezio, che nel suo trattato Epitomae rei militaris la usa per descrivere piccole fortificazioni, e Orosio, che la cita nelle Historiae contra paganos per indicare le difese militari romane durante il declino dell’Impero. Questi burgi erano impiegati in contesti di guerra e di sorveglianza, specialmente nelle zone di frontiera o in territori minacciati dalle incursioni barbariche. Nell’edificio probabilmente aveva sede un comando. La cifra qui conservata era notevole.

La scoperta casuale di un tesoro nascosto

Le prime monete sono state scoperte in una giornata autunnale dalla coppia, durante una delle loro passeggiate e ricerche di cocci di ceramica nei campi non lontano da casa. La fortuna ha voluto che uno dei due, prendendosi una breve pausa, si sia avvicinato a un campo adiacente, dove il luccichio dell’oro ha catturato la sua attenzione. Si trattava di una moneta romana, straordinariamente ben conservata e completamente esposta sulla superficie del terreno. Colpiti dalla scoperta, i due hanno deciso di esaminare l’area con metal detector, rinvenendo quasi 40 monete nel giro di un’ora.

Consapevoli del valore archeologico del loro ritrovamento, hanno prontamente informato le autorità, evitando così di mettere a rischio l’integrità del sito. L’Istituto nazionale per la ricerca archeologica del Lussemburgo (INRA) è stato coinvolto immediatamente e ha avviato una serie di scavi sistematici che si sono protratti dal 2020 al 2024.

Il contesto storico delle monete

Alcune delle monete romane portate alla luce in Lussemburgo

Le monete rinvenute rappresentano un periodo cruciale della storia romana, segnato da frequenti cambi di potere e da un’instabilità politica crescente. Tra i solidi trovati, tre sono particolarmente rilevanti poiché furono emessi dall’imperatore Eugenio, il cui breve regno tra il 392 e il 394 d.C. è poco documentato. Eugenio, un imperatore installato dal generale franco Arbogaste, non fu mai riconosciuto come legittimo imperatore occidentale dall’imperatore orientale Teodosio. La sua ascesa al trono seguì la misteriosa morte di Valentiniano II, suscitando sospetti e tensioni che culminarono nella battaglia del Frigido, in cui Eugenio fu sconfitto e giustiziato.

Questa parte del tesoro offre agli studiosi una rara opportunità di approfondire la comprensione di questo periodo turbolento, gettando nuova luce sugli eventi che portarono alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente.

Scavi e metodologie di recupero

Gli scavi condotti dall’INRA hanno richiesto un’attenzione particolare sia per preservare i reperti archeologici sia per garantire la sicurezza degli operatori, data la presenza di numerosi ordigni esplosivi risalenti alla Seconda guerra mondiale. Per questo motivo, l’INRA ha collaborato con il Servizio di azione contro le mine dell’esercito lussemburghese (SEDAL). La zona è stata bonificata accuratamente prima di procedere con il recupero delle monete.

Il processo di scavo è stato condotto con strumenti avanzati e tecniche moderne, come la fotogrammetria e la scansione laser, per documentare ogni fase del lavoro in dettaglio. Ciò ha permesso agli archeologi di creare un registro digitale tridimensionale del sito, utile per ulteriori studi e per la divulgazione scientifica.

Il significato del tesoro nel contesto locale

Il ritrovamento di 141 solidi rappresenta il più grande deposito di monete d’oro romane mai scoperto in Lussemburgo, un territorio che al tempo faceva parte della provincia romana della Gallia Belgica. Questo periodo vide il progressivo insediamento dei Franchi, che gradualmente sottrassero il controllo del territorio alle tribù gallo-romane preesistenti. L’abbandono delle forze romane nel 406 d.C. segnò un cambiamento definitivo nella storia della regione, contestualizzando l’emissione delle ultime monete trovate.

Conservazione e valore economico del tesoro

Le monete, in condizioni eccezionali, sono state sottoposte a un rigoroso processo di conservazione presso i laboratori dell’INRA. Gli esperti hanno stimato il valore complessivo del tesoro in circa 308.600 euro, cifra che il Ministero della Cultura ha utilizzato per acquisire il tesoro per la nazione. Il Ministero, in collaborazione con l’INRA, sta ora pianificando una mostra itinerante che permetterà al pubblico di ammirare questi straordinari reperti, accompagnata da un programma educativo per spiegare il contesto storico delle monete e del loro ritrovamento.

La regione del Lussemburgo, in generale, ha un’importante tradizione romana, essendo parte della provincia romana della Belgica, che si estendeva tra l’attuale Belgio, Francia e Lussemburgo.

Radici romane di Holzthum

Nel caso specifico di Holzthum, non sono emersi grandi monumenti come templi o anfiteatri, ma numerosi ritrovamenti archeologici nella zona circostante, soprattutto nelle località di Mersch e nelle sue vicinanze, suggeriscono una presenza romana significativa. La vicinanza di Holzthum a Mersch, che durante l’occupazione romana era un importante insediamento, lascia pensare che anche questa area fosse influenzata dalla civiltà romana, forse come parte di una rete di villaggi rurali. Alcuni ritrovamenti di ceramiche e monete romane sono stati segnalati nei pressi di Holzthum, testimoniando l’attività quotidiana e il commercio che caratterizzavano la regione durante l’Impero Romano.

Monumenti e resti archeologici

In Lussemburgo, i monumenti di epoca romana più significativi si trovano principalmente nelle città di Trier (Germania), che era una delle principali città romane della provincia della Gallia Belgica, e a Diekirch, che conserva resti di una villa romana e di una strada romana. Ad Holzthum, tuttavia, non sono stati ritrovati monumenti di grande rilevanza come templi o edifici pubblici, ma la zona fa parte di un’area che probabilmente ospitava villaggi e strutture più modeste, tipiche delle aree rurali romane.

La geografia del tesoro. L’area del ritrovamento. Curiosità sulla presenza romana in Lussemburgo

  1. La via romana: La via che collegava le città di Treviri (Germania) e Reims (Francia) passava attraverso il Lussemburgo, attraversando una serie di villaggi come quella di Holzthum. Questa strada era una via cruciale per il trasporto di merci e truppe, che univa importanti centri di commercio dell’Impero Romano.
  2. Insediamenti e ville rustiche: In Lussemburgo, come in altre regioni della Gallia Belgica, numerosi insediamenti romani erano costituiti da ville rustiche. Queste erano abitazioni di campagna che servivano sia come residenze che come centri di produzione agricola. Alcuni di questi siti sono stati scoperti vicino a Mersch – che dista 10 chilometri dal luogo del ritrovamento delle monete d’oro – e in altre zone rurali del paese.
  3. Il forte di “Ad Fanum” a Diekirch: Sebbene non direttamente a Holzthum, un importante sito romano si trova a Diekirch, che ospita il forte di “Ad Fanum”, utilizzato probabilmente come base militare. Questo testimonia la presenza di truppe romane nel territorio. Diekirch a circa 16 km da Holzthum, luogo del tesoretto.
  4. La tradizione dei resti e dei reperti: Il Lussemburgo ha una tradizione di scavi archeologici che ha portato alla luce diverse testimonianze della vita romana, come oggetti di uso quotidiano, ceramiche, armi e strumenti agricoli. Questi reperti sono importanti per comprendere come la cultura romana si sia radicata nelle aree rurali e periferiche dell’Impero.

In sintesi, anche se Holzthum non ospita monumenti di grande rilevanza dell’epoca romana, la sua vicinanza a insediamenti più grandi e la presenza di reperti archeologici locali suggeriscono che questa regione fosse parte integrante della rete territoriale romana. La sua storia in quel periodo si intreccia con le dinamiche più ampie della provincia della Gallia Belgica.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa