“Pazzesco! Guardate qui!” Trova ora un tesoretto romano. 120 monete. Era nella stanza del comandante della legione? I segni di una fuga precipitosa. Gli scavi nel forte

Forse erano più sacchi di monete, quelli presi al volo durante una fuga precipitosa che precedette probabilmente l’abbandono del forte romano. Le monete trovate seguono un preciso percorso, nei resti della stanza, come se fossero state perse da un sacco aperto, che si riversava progressivamente a terre mentre chi lo reggeva era in rapida fuga.

In un campo di mais vicino a Kostolac, a est di Belgrado, un team di archeologi ha svelato un capitolo nascosto della storia romana. A un metro di profondità, sotto il terreno fertile, è emerso il tesoretto di una base militare appartenente alla VII Legione Claudia, una delle formazioni più rinomate dell’Impero romano. Il tesoretto è composto da 120 pezzi. Si tratta principalmente di monete in bronzo risalenti al III secolo d.C., prodotte nell’antica zecca di Viminacium, attiva durante il dominio romano. Queste monete portano l’iscrizione “PMS COL VIM”, abbreviazione di Provincia Moesia Superior Colonia Viminacium, e presentano simboli come un toro e un’aquila, rappresentanti le legioni stanziate nell’area (VII Claudia e IV Flavia Felix)


La città perduta di Viminacium

Viminacium, capitale della provincia romana dell’Alta Mesia, era un centro militare, commerciale e culturale di primaria importanza. Situata lungo una via strategica che collegava l’Impero romano al Danubio, la città era un baluardo contro le incursioni barbariche e un nodo cruciale per le operazioni militari.

Oggi, la città si trova in una zona rurale, lontana dall’espansione urbanistica moderna, il che la rende un raro esempio di sito archeologico relativamente intatto. Dal XIX secolo, Viminacium ha restituito una quantità impressionante di reperti, tra cui mosaici, vasi, ceramiche, opere d’arte.


Un quartier generale unico: il Principium

La base militare rinvenuta a Viminacium includeva il Principium, il quartier generale della legione, un complesso che si estendeva su circa 3.500 metri quadrati. Di questa struttura, solo il 25% è stato finora esplorato, ma ciò che è emerso è straordinario:

  • Pareti riscaldate grazie a un sofisticato sistema di ipocausto, a testimonianza del comfort garantito ai comandanti.
  • Un santuario dedicato al culto imperiale e alle divinità protettrici dell’esercito.
  • Un campo di parata, dove i soldati si esercitavano sotto la supervisione dei loro ufficiali.
  • Una fontana, elemento raro in un contesto militare.

Gli archeologi hanno inoltre individuato circa 40 stanze, molte delle quali perfettamente conservate. In una di queste, è stato trovato il tesoro di monete, che si ritiene fosse parte della paga destinata ai legionari.


Il tesoro monetario: un enigma storico

Le 120 monete ritrovate costituiscono una piccola fortuna per l’epoca romana. Analizzando la loro disposizione sul pavimento della stanza, gli archeologi hanno ipotizzato che siano state abbandonate in circostanze drammatiche.

Nemanja Mrdjic, capo archeologo, ha dichiarato:

“La distribuzione delle monete, da un angolo alla porta, suggerisce che siano cadute durante una fuga precipitosa.”

Due ipotesi principali spiegano questo scenario:

  1. Un’emergenza naturale, come un terremoto, potrebbe aver costretto gli occupanti a evacuare rapidamente, abbandonando il tesoro.
  2. Un’invasione barbarica o un attacco nemico, frequenti nell’area del Danubio durante il declino dell’Impero romano, potrebbe aver portato al caos e alla perdita delle monete.

La VII Legione Claudia: una forza d’élite

Fondata nel I secolo a.C., la VII Legione Claudia era un’unità di élite composta da 5.000-6.000 soldati professionisti. La legione era conosciuta per la sua lealtà e per aver svolto un ruolo cruciale nelle campagne di difesa lungo il confine danubiano.

Il Principium era il cuore amministrativo della base. Qui venivano custoditi documenti, armi e risorse economiche, come le monete ritrovate. La presenza di un santuario suggerisce anche la funzione rituale del luogo, che univa l’aspetto militare a quello religioso.


Le incursioni barbariche e la fine di Viminacium

Durante il declino dell’Impero romano, Viminacium fu ripetutamente minacciata da invasioni barbariche. La città, che aveva prosperato per secoli, fu infine distrutta nel VII secolo dagli Slavi, segnando la fine del suo ruolo come centro nevralgico dell’Impero.

L’area ha continuato a restituire reperti straordinari, tra cui circa 14.000 tombe, molte delle quali contenenti oggetti unici, come le celebri “tavolette d’oro della maledizione”. Questi manufatti riflettono la complessità culturale e spirituale di una città al crocevia tra Oriente e Occidente.


Implicazioni della scoperta

Il ritrovamento di una base militare relativamente intatta offre agli studiosi un’opportunità senza precedenti per studiare l’organizzazione dell’esercito romano. La sua posizione rurale, lontana da insediamenti moderni, permette scavi approfonditi e sistematici.

Il tesoro monetario, inoltre, getta luce sulla vita quotidiana dei legionari e sui drammatici eventi che potrebbero aver segnato la storia della VII Legione Claudia.


Conclusione: un passato ancora da svelare

Nonostante decenni di scavi, solo il 4% di Viminacium è stato portato alla luce. La scoperta del Principium e del tesoro di monete è un promemoria del potenziale archeologico di questo sito straordinario. Con ulteriori ricerche, gli archeologi sperano di svelare nuovi dettagli sulla vita militare romana, sulla società dell’Alta Mesia e sul destino della leggendaria VII Legione Claudia.

Le terre fertili di Viminacium, che un tempo risuonavano del clangore delle armi e delle voci dei legionari, continuano a raccontare storie di un impero che non smette mai di affascinare.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa