Stile arte intervista il compositore sulla sua attività pittorica:"Il primo anno fu un anno di sofferenza, di sofferenza pura. Talvolta stavo davanti al cavalletto anche per dieci ore di seguito, e la sera disfacevo tutto, come Penelope. Caparbiamente, da solo, senza mai ricorrere a maestri o manuali. Poi, dopo tanti sforzi e tante delusioni, un bel giorno all’improvviso la figura di un danzatore derviscio si materializzò sulla tela"
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E’ davvero impossibile passare a descrivere i dipinti parietali della villa di Livia Drusilla, moglie di Augusto, senza prima transitare attraverso la magia dalla quale queste opere furono suscitate. Livia, prima delle nozze con Augusto, aveva ricevuto in grembo una gallina bianca lasciata cadere da un’aquila. L’animale domestico che, nonostante l’aggressione, era in perfetta forma fisica, teneva nel becco un ramo di alloro con le bacche. “Gli aruspici ordinarono che il rametto fosse piantato, e questo diede vita al bosco annesso alla villa ‘ad gallinas alba’ (alle bianche galline). I lauri trionfali della famiglia imperiale provenivano da quel luogo, e gli stessi divennero il simbolo della prosperità del lignaggio. Alla morte di Nerone, il bosco si incendiò e tutte le galline morirono”
Un numero limitato di quadri (molti ne restano da scoprire) e una forza moderna nella rappresentazione. Il genio della scultura e dell’architettura lavorava con modalità lontane dal presagio dell’“istante” impressionista. i contemporanei giudicarono di alta qualità il lavoro svolto dal Bernini pittore, al punto che Giovanni Baglioni, pur indicando soprattutto le virtù scultoree e architettoniche del Maestro, non tralasciò di ricordare che "anche mostra il suo talento in cose di pitture, e molte opere per Roma sono testimonio del suo valore". "Il ritratto berniniano - scriveva Claudio Strinati nel catalogo "Gian Lorenzo Bernini, regista del Barocco" - (...) è vivido e intenso. La pittura confina sempre con lo sbozzo, o perlomeno con una stesura non preoccupata di arrivare all'estremo raffinamento della forma. Sono tipici, infatti, nei ritratti berniniani le pennellate sovrapposte, le stesure piccole grumose, il disegno costruito con il colore stesso, il bel contrasto degli incarnati.
Se Buonarroti piangeva, peraltro, non rise molto l’irascibile Torrigiani. Che, proprio a ragione dl suo gesto avventato, subì addirittura l’esilio da Firenze. Scultore abilissimo, Torrigiani fu segnato da quel pugno e dall'esilio; al punto che la sua reale grandezza si disperse tra l'Inghilterra e la Spagna dove morì in prigione per aver sfregiato un Cristo da lui stesso modellato; il gesto fu interpretato come un'azione sacrilega e non come una protesta nei confronti dei ritardi di pagamento da parte del committente
Guardando agli esempi dell’arte pittorica greca, i romani impostarono nuove forme espressive che anticiparono,di fatto, tutti i generi moderni. Viaggio appassionante tra quadri e decorazioni raffinatissime dei nostri avi lontani
Esiste un linguaggio degli anelli che consenta di stabilire lo stato civile degli effigiati, nell’ambito della pittura italiana tra Quattrocento e Cinquecento? Il particolare, che sembrerebbe trascurabilmente accessorio, può in realtà rivelarsi molto utile nell’ambito dell’individuazione dei personaggi ritratti sia per stabilirne o confermarne l’identità - nel confronto con i documenti d’archivio - che per giungere ad una datazione del quadro non soltanto in base agli elementi stilistici ma nel rafforzamento delle evidenze storico-iconologiche che emergono dal dipinto stesso.
Le dite deformate a livello delle articolazioni, il volto schiacciato, il mancinismo, un volto fitto di rughe rivelano immediatamente il rapporto tormentato di Michelangelo con la vita. Una lunga ,operosa esistenza, contrassegnata da un'aggressitvità accesa nei confronti di avversari ed ostacoli. Come ostacolo fu, ma ampiamente dominato, il disturbo grave alle articolazioni minori della mano sinistra al qaule è stato dedicato uno studio di Davide Lazzeri, chirurgo estetico della Casa di Cura Villa Salaria a Roma, pubblicato dal Journal of the Royal Society of Medicine, e redatto con la collaborazione di alcuni colleghi, tra i quali Marco Matucci-Cerinic, reumatologo dell'Università di Firenze e Donatella Lippi, esperta di storia della medicina dello stesso ateneo
La creazione si rifà ad un personale codice poetico: rigoroso, lineare ed insieme assolutamente libero, gioiosamente inventivo. Permane in me, con forza, la lezione di Juan Miró, maestro e punto di riferimento imprescindibile. Anche in questo piatto prevale una visione luminosa, ilare, ludica direi, della vita e del mondo.